Il primo manifesto della campagna referendaria
Condividiamo il dolore e ci adoperiamo per una società totalmente inclusivaIl primo manifesto proposto dal Comitato Uno di Noi per la campagna referendaria riguardante l’introduzione dell’aborto a San Marino ha creato scalpore. Qualcuno ha addirittura usato il termine sdegno.
Invitiamo ad una profonda ed onesta riflessione partendo proprio dall’attenta lettura del quesito referendario, che recita:
“Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?"
Inoltre, invitiamo a leggere per intero il nostro manifesto, che recita:
“IO SONO UNA ANOMALIA.
PER QUESTO HO MENO DIRITTI DI TE?
IL QUESITO REFERENDARIO PERMETTE DI INTERROMPERE LA GRAVIDANZA FINO AL NONO MESE IN CASO DI “ANOMALIE”.
DICIAMO NO A UN QUESITO SBAGLIATO! Il 26 settembre VOTA NO”
Se non fosse abbastanza chiaro, noi siamo CONTRARI a differenziare gli esseri umani. Per noi ogni essere umano è prezioso, unico ed irripetibile.
Il fatto però è che negli ordinamenti ove la pratica abortiva è stata legalizzata, la stessa porta a praticare l’aborto, per i soggetti che presentano la sindrome di Down, oltre i termini previsti per i nascituri definiti da qualcuno “normali”.
La scienza utilizza la definizione di “anomalie genetiche e cromosomiche”.
Tali “anomalie” sono definite quali alterazioni nel numero di cromosomi (trisomia 21, trisomia 13, trisomia 18, e altre) e nella loro struttura (delezioni cromosomiche o duplicazioni es. Prader-Willi).
Rispetto a queste alterazioni cromosomiche ed anche ad altre affezioni che possono riguardare il nascituro c’è una attenta e scrupolosa diagnosi ostetrica, la quale però, la maggior parte delle volte, non è svolta - come invece dovrebbe avvenire - nell’interesse del nascituro e della madre, così da curare, laddove possibile, anche alcune condizioni rispetto alle quali oggi si può intervenire, ma ha soli fini eugenetici e di scarto.
E molti medici, quando riscontrano che il nascituro è affetto da Trisomia 21, rivolgono alla mamma innanzitutto la classica domanda: “Signora, vuole abortire?”
Ciò fa sì che le coppie, qualora siano intenzionate ad accettare un figlio come tale, anche se etichettato da una parte della scienza e della società come “anomalia”, si sentono giudicate e derise per via di una scelta che viene considerata dagli abortisti una sconsideratezza anche nell’ interesse del nascituro stesso.
Basti pensare che l’aborto tardivo è definito “terapeutico” (sic!!!) … ma terapeutico per chi se non cura nessuno bensì uccide un bambino nel ventre della mamma in uno stadio di avanzata gestazione, perché si è ridotta la dignità della vita ad un giudizio non sul valore della persona con la piena accettazione della stessa quanto per il suo numero di cromosomi?
Inoltre ci preme evidenziare che circa il 20% delle diagnosi neonatali definite “patologiche” in verità non lo sono. Col risultato che vengono abortiti bambini perfettamente sani. Che in ogni caso noi riteniamo doversi vedere riconosciuti esattamente gli stessi diritti rispetto ai nascituri definiti “anomalie”.
Il dolore e lo sdegno di chi vive ogni giorno la disabilità non possono che essere comuni per chi ritiene che la vita vada accettata fin da subito e in ogni condizione; che non si debba mai dare un giudizio quanto alla dignità di chi deve o non deve essere parte di una società; che la vera ricchezza è proprio il fatto di essere parte di una comunità dove ognuno è diverso dall’ altro e porta la sua umanità in condivisione e per il bene di tutti. Perché è un essere unico ed irripetibile.
Come si può pensare ad una società che preveda un sincero processo di inclusione quando si ammette che fin dall’inizio, prima della nascita, si possa fare una selezione tra chi è degno di vivere e chi no?
Ci sono nazioni - come ad esempio l’Islanda, ma anche la Gran Bretagna e la Danimarca - che hanno come obiettivo “trisomia 21=zero”. Anche a San Marino viene proposto lo screening per individuare le trisomie ed il riscontro delle stesse non trova una equiparazione tra numero di diagnosi e nati vivi … la ragione? La ritroviamo evidentemente nella scelta di non fare nascere questi bambini.
Ecco che allora l’immagine scelta non è una offesa ma una difesa, non è un affronto ma un sincero confronto, non è esclusione ma il desiderio di una piena accettazione di chi qualcuno considera “un’anomalia”, in grado di giustificare anche l’aborto tardivo.
Non c’è nulla che i nostri figli non possano capire, comprendere, interiorizzare e condividere se, nel relazionarci con loro, agiamo in perfetta onestà riguardo alle nostre convinzioni e alla fine riguardo alle nostre azioni.
Riteniamo di aver spiegato perché il manifesto che in alcuni ha creato sdegno debba essere invece letto come segno di condivisione, come un atto di amore e di accettazione incondizionata di ogni vita, che rappresenta un bene per tutti noi e dunque per la nostra Repubblica.
Siamo disponibili ad incontrare e dialogare con quanti, e ne siamo profondamente rammaricati, si sono sentiti offesi rispetto al messaggio comunicativo utilizzato. Di cui confidiamo di aver chiarito le finalità.
IL COMITATO UNO DI NOI
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